| "... entrando maggiormente in intimità con quell'alpe, contemporaneamente aumentava il mio piacere: l'indescrivibile piacere di avere un monte come amico, come maestro, come consigliere e protettore, come consolatore ed accompagnatore su questi sentieri, di pace e di guerra, che portano a fioritura i germogli della vita..." | 
                
                  | Piccola escursione sul monte Corno, sul verde contrafforte,   come lo chiama Mario Martinelli, sono pagine che escono dagli appunti di viaggio   di Mario, da quel suo diario nero pece che lo ha già accompagnato nel cercare di   far rivivere, attraverso il signor Broz, il Capra, il Cherubino, la Catalina, il   Grosta, il piccolo Riccardo, quei piccoli tasselli di un piccolo mondo antico,   forse destinato a scomparire.Mario - il “Guardiano del Corno”, come qualcuno lo   ha soprannominato, dopo che nell’inverno 1999 le giornate passate lassù,   vegliando sulle eredità lasciate dalla Grande Guerra e nella sua personale   ricerca della maturità e della felicità, sono state più di cinquanta…dall’alba   al tramonto – attraverso questa escursione cerca di farci capire qualcosa di più   sulla sua decisione di dare definitivamente una svolta alla sua vita, di fuggire   dal suo lavoro di rappresentanza commerciale, dalla città, per dedicarsi – ormai   da sette anni - ai boschi, alle montagne e alle capre. Lo stile del racconto dei   vari momenti di questa escursione è essenziale, colloquiale perché quel che   importa a Mario Martinelli è far comprendere un semplice messaggio: il germoglio   della buona vita va ricercato nel verde, che sulla tavolozza dell’esistenza è la   base cromatica di quell’arcobaleno di gioia che – se vogliamo – possiamo sempre   cogliere dopo gli inevitabili temporali incontrati nelle pieghe del vivere   quotidiano. Un verde che, per Mario, non è solo arbusti, rami, foglie ma anche   aria pulita, acqua limpida e, soprattutto, silenzio; i tre elementi che   pervadono le sue giornate passate girovagando per i prati con le capre ma anche   su per i valloni del monte Corno. Il monte amico, maestro, consigliere,   protettore, consolatore ed accompagnatore sui suoi sentieri di pace e di guerra,   come lui ama definirlo. Un monte messo a ferro e fuoco in tempi di guerra e che   ora, anche se si risveglia ogni mattina un po’ annoiato, può donare a chi lo   sale, a chi lo vive, a chi lo vuole abitare anche solo per qualche ora, quelle   sensazioni ed emozioni che possono portare a quella maturità raggiunta da Mario.   Da lassù, dopo il suo girovagare, da solo, con il caldo, con la neve, con la   notte senza luna, dopo aver vegliato i temporali da dentro gli umidi budelli   nella roccia, dalla meditazione sul bordo dei precipizi, Mario Martinelli non   scende con delle ricette per un mondo migliore, che comunque va dove deve andare   lo stesso, ma con l’invito a cercare nel verde quelle zolle di terra passata e   presente che impastate possono produrre quel terreno fertile per il germogliare   di una personale buona vita futura. |